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SAN GIACOMO MAGGIORE APOSTOLO
di Cicciano (Na)
"Tra storia e devozione :
LA PARROCCHIA DI SAN GIACOMO DI CUTIGNANO"
di Sebastiano Bifulco
Le pagine che seguono sono il frutto dell’ impegno di un giovane studente di liceo, il cui titolo di maggiormerito è senz'altro l’amore con cui ha indagato sulle poche reliquie storiche disponibili.Ricostruire la storia di una comunità religiosa è impresa ardua, soprattutto nei casi in cui la documentazione è stata sottoposta a dispersioni di varia natura. A uno studente di liceo non si può chiedere il rigore
scientifico di un professionista della ricerca. L’entusiasmo sopperisce le inevitabili lacune che in futuro
Sebastiano stesso potrà colmare, se, come gli auguriamo, vorrà continuare a dedicare parte del suo tempo all’indagine sulla comunità parrocchiale cui appartiene.
1. - Perché Cutignano?
Nei pressi di Cicciano, scendendo verso Sud-Est, vi era un tempo il villaggio di Cutignano.
Ormai di questo non resta altro che un vago ricordo; attualmente è connesso a Cicciano.
Nonostante ciò, non possiamo non ammettere che questa terra, nel suo piccolo ha avuto una storia, la quale con il passare degli anni si è sempre tramandata, sino ad arrivare a noi oggi.
Prima del XVII secolo non sappiamo molto, quasi niente, né chi siano stati gli uomini che per primi
hanno abitato questo luogo: solo che nel XVII secolo era feudo di un certo Francesco lavarone. Sappiamo che era centro agricolo, nel quale sorgeva una cappella indecorosa in onore di San Giacomo Apostolo il Maggiore.
Lo stesso nome Cutignano appare di poco chiara derivazione: si pensa al latino cotoneun = cotogno,
proprio perché era una terra ricca di cotogneti, i quali costituivano una fonte primaria per la vita degli stessi abitanti; ma si tratta di un’ipotesi, né possiamo andare oltre per scarsezza di notizie e documenti. Di certo sappiamo che la borgata ebbe una certa prosperità a partire dal XVIII secolo, e questo fu dovuto all’opera di saggi e onesti amministratori, i quali seppero fare veramente molto, volendo donare a questa terra un volto nuovo.
Ancora oggi si ricordano Antonio Maria Fusco, Antonio De Luca, Pietro Ravelli e Aniello Finaldo. Furono questi uomini a dare qualche lustro al nome di questo borgo.
2. - Cutignano nel passato
Come si presentava Cutignano?
Era recintato da cancelli e aveva solo quattro entrate.
In fondo alla piazza vi era un muretto semicircolare alto mezzo metro, interposto tra sei colonne di un metro ciascuna; con la missione del 880 sarà eretta su una di queste una croce in ferro battuto, e più tardi sull’ ultima colonna à sinistra, alla fine dell’Ottocento, sarà collocata una fontana pubblica. Al centro della piazza vi era un pozzo, ornato da ire scalinate in pietra vesuviana, di forma circolare. Altri pozzi sorgevano presso le varie abitazioni, tutti però, erano collegati fra di loro tramite cunicoli sotterranei. Caratteristici erano i “focolari” che sorgevano a distanza di quattro metri dalle abitazioni. Essi servivano essenzialmente per cucinare;
all’interno vi erano degli appositi tripodi in ferro, dove si poggiavano le caldaie, vi erano inoltre forni e lavatoi comuni.
Al lato destro della piazza, sorgeva l’aia, un cortile comune, in cui si essiccava il raccolto, provvista di una parte scoperta e una coperta in caso di pioggia. Tutta la piazza era pavimentata da terra battuta, più tardi invece da pietre e ornata da gelsi.
Tutta la borgata era circondata da trentasei
moggi di terra.
3. - Il barone Antonio Maria Fusco feudatario di Cutignano
Cutignano come ci è sempre stato tramandato, agli inizi del XVIII secolo divenne feudo del barone Antonio M. Fusco. La stessa epigrafe, che si trova sul portale della parrocchia del suddetto luogo, parla di lui come signore di questo borgo.
Di quest’uomo non conosciamo i dati biografici, sappiamo soltanto che visse nel XVIII secolo,
e che ottenne il patrimonio attraverso le nozze.
Questi sono dati incerti, tuttavia si tramandano ancora oggi. La cosa che ci può colpire di quest’uomo è la sua fede. Timorato di Dio, fu uomo stimato e avveduto, tanto che molti ricorrevano a lui per avere consigli. Amava circondarsi di un certo decoro e aveva quella
innata distinzione propria di chi trae dalle sue mani e dalla sua inventività il benessere per sé, per la propria famiglia e per il borgo. Era un uomo la cui saggezza aveva profonde radici nel Vangelo.
Ebbe un unico desiderio e lo volle realizzare: erigere a sue spese un nuovo tempio a Dio, in cui ciascuno Gli offrisse la sua
preghiera e Lo adorasse, perché l’adorazione di Dio, prima che un atto culturale, è un atteggiamento esistenziale dell’uomo che, consapevole del suo essere creatura, si china umilmente davanti al Creatore e ne contempla la potenza e la bontà. E vi riuscì.
Certo è che il -barone Antonio M. Fusco e la sua discendenza dimorarono a Cutignano pertutto il XVIII secolo, fino
a quando, tutto non passò in eredità al barone Pietro Ravelli ed Antonio De Luca.
4. - Cutignano: borgo autonomo che si unisce a Cicciano
Furono Pietro Ravelli e Antonio De Luca, uomint di nobili famiglie che agli inizi del XIX secolo sostennero economicamente Cutignano
Furono saggi e seppero dare una buona spinta a questo borgo.
Affascinati da questa terra vollero lasciare un loro ricordo e infatti il risultato di qualche iniziativa ancora si può ammirare nell’attuale parrocchia.
Seppero amministrare questo villaggio con mano ferma. Con le famiglie ressero il borgo per tutto il XIX secolo, fino a che non decaddero completamente.
Così Cutignano passò in eredità ad Aniello Finaldo agli inizi del nostro secolo. Anche di quest’uomo non conosciamo la biografia. Sappiamo che era molto ricco e originario di Faibano di Camposano.
Il borgo era passato in mano sua ereditariamente e lo detenne per tutto l’inizio del nostro secolo, fino aquando lo colse la morte.
A continuare l’opera sua sono stati i figli, ma a causa delle grandi catastrofi mondiali, le due guerre, fumesso tutto in vendita. Cutignano in questo modo veniva frazionata, le vecchie barriere venivano di strutte, di tutto ciò che era successo non restava che il ricordo, si mirava ad una nuova vita, si costruivano nuove abitazioni, espandendosi sempre più fino aconnettersi a Cicciano.
5. -Lafede del borgo
In questo borgo non era gran cosa la cultura laica e professionale; notevole era un certo genere di istruzione religiosa.
In un certo senso la scarsità di comunicazione difendeva quel mondo spirituale, il quale si tramandava da generazioni in generazioni e nemmeno i più grandi avvenimenti del secolo riuscivano a sovvertire le convinzioni religiose e morali di questa gente.
Il tono della vita spirituale e morale di questa gente era dato da una quieta e pacifica fede in Dio e nella suaChiesa, da una pratica religiosa puntuale ed austera,specialmente nelle manifestazioni esteriori.
La pietàreligiosa di questa gente era ancorata alla Bibbia, che i sacerdoti passati per questa terra propinavano incessantemente come storia sacra.
I racconti biblici si sfruttavano soprattutto con intenti moraleggianti; tuttavia la Bibbia rappresentava il nutrimento spirituale
di questo borgo.
Innanzi all’autorità della Chiesa vi era un atteggiamento di riverenza, soprattutto nei confronti del Papa e dei suoi pastori, i quali però erano attenti e vigili perché non si infiltrassero idee anticlericali, molto diffuse verso la metà dell ‘Ottocento.
Il cammino della perfezione era centrato su alcuni. esercizi di pietà, che tempravano l’anima e la rende vano capace di acquisire le virtù morali necessarie per vivere la vita cristiana. Molte persone si dedicavano alla vita parrocchiale.
Il loro particolare impegno devozionale costituiva il sostegno del clero locale nell’organizzazione di opere di bene: fare catechesi, accompagnare solennemente il viatico, provvedere alla cera per la lampada... come ancora oggi si tramanda.
Assai sentite erano la devozione a Gesù, all’Addolorata, a S. Giacomo, ai quali serbavano una venerazione speciale.
Bisogna tener conto di questa religiosità che vigeva, per meglio comprendere perché l’interesse di alcune persone si è volto su questo borgo.